Mangiare bene e in modo equilibrato è molto importante fin dall’infanzia. Abitudini alimentari scorrette hanno un impatto negativo sul profilo metabolico dei nostri figli e sulla loro salute in generale una volta diventati adulti. Se per caso aveste ancora qualche dubbio su ciò, la conferma arriva anche da importante studio condotto da un gruppo di ricercatori finlandesi, pubblicato sulla rivista The Lancet Child & Adolescent Health. Questi sono stati i primi a monitorare l’effetto di un’educazione alimentare rivolta a genitori e figli nell’arco di più di vent’anni. Dalla loro indagine emergono risultati chiari: seguire un piano alimentare specifico, dalla nascita fino al termine dell’adolescenza, lascia il segno sui parametri studiati, soprattutto sul profilo di rischio metabolico di un individuo. Una dieta equilibrata fin da piccoli garantisce una salute cardiovascolare duratura, come spiega Katjia Pahkala, vicedirettore del centro di ricerca in medicina cardiovascolare preventiva dell’Università di Turku.
Si capisce quindi quanto la scuola rivesta un ruolo fondamentale sotto vari punti di vista. In primo luogo i bambini mangiano in mensa per un periodo lungo della loro vita, solitamente dalla materna alle scuole secondarie, ingerendo la metà dei pasti proprio a scuola. Inoltre i pasti serviti costituiscono anche metaforicamente un esempio educativo che parte direttamente dai i banchi di scuola e arriva non solo ai piccoli, ma spesso anche ai genitori, con cui i bambini dialogano una volta rientrati a casa.
Avere una mensa che possa fornire un supporto nutrizionale alla famiglia pone le basi per far crescere sano un ragazzo (prima) e un adulto (poi). Una scelta importante che ha delle ricadute anche nella gestione sociale dei costi sanitari, indice di una visione lungimirante e attenta alle esigenze del cittadino sotto molteplici punti di vista.
La ricerca sopra citata mostra infatti come il gruppo monitorato (più di 1000 individui seguiti dai sette mesi fino ai 26 anni) presenti livelli più bassi di colesterolo totale e «cattivo» (Ldl), pressione sanguigna e glicemia regolare, tutti fattori che favoriscono una vita meno esposta alle malattie.
Tra le caratteristiche principali della dieta, che prevedeva il 55-60 per cento dai carboidrati, il 10-15 per cento dalle proteine e il 30 per cento dai grassi, erano indicate la riduzione del consumo di sale, la sostituzione di alimenti ricchi di grassi saturi con altri contenenti prevalentemente grassi insaturi, l’incremento dei consumi di frutta, verdura e prodotti a base di cereali integrali.